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Bloccati a Manila: il viaggio dell’adozione internazionale ai tempi del Covid

Una coppia di amici fiorentini è al momento bloccata nelle Filippine perché il figlio adottivo è risultato positivo al tampone covid. Raccontando la storia che state per leggere voglio denunciare una mancanza di attenzione verso una famiglia e allo stesso tempo cercare di fare qualcosa per aiutarla.

Oggi voglio parlarvi di un viaggio diverso dal solito. Un viaggio speciale, il più bello nella vita di una coppia, il viaggio verso un’adozione internazionale. Viaggio che purtroppo si sta rivelando più difficile del previsto.

I protagonisti di questo viaggio sono i miei migliori amici Betty e Francesco. Io sono figlia unica e lei per me è come una sorella, ci conosciamo da tutta la vita e siamo sempre state vicine.

Betty e Francesco sono una coppia fantastica, hanno già un figlio biologico E. e nel 2014 hanno deciso di intraprendere un tortuoso ma meraviglioso viaggio, un viaggio che solo persone speciali come loro possono compiere.

Il viaggio verso l’adozione internazionale nelle Filippine

Coppia adottiva nelle filippine

Dopo sei lunghi interminabili anni, di cui l’ultimo con già in mano l’abbinamento del bambino (hanno saputo chi fosse il loro bambino nel maggio 2020, ma a causa della stramaledetta pandemia hanno dovuto far passare altri 12 mesi), il 21 maggio di quest’anno i miei amici sono finalmente partiti per le Filippine.

Il processo di adozione internazionale non è una passeggiata, nel mezzo di una pandemia mondiale lo è ancora meno.

Betty e Francesco sapevano che non sarebbe stato il viaggio di adozione che si erano immaginati all’inizio. Avrebbero dovuto lasciare il loro figlio biologico col nonno in Italia, perché le Filippine non permettono ai minori di circolare per strada durante l’emergenza covid. Non avrebbero incontrato C. nel suo orfanotrofio – l’ambiente a lui più familiare – non avrebbero passato tutti insieme qualche giorno di vacanza per conoscersi con calma, prima di tornare a casa in Italia. Al contrario, al loro arrivo avrebbero dovuto passare dieci giorni in quarantena, chiusi in una stanza di albergo e l’incontro col loro bambino sarebbe avvenuto nella fredda ed impersonale hall dell’hotel. Avrebbero trascorso qualche giorno in camera con lui, per poi ripartire verso l’Italia e ricongiungersi con E.

E così partono, il 21 maggio, con un misto di gioia e paura nel cuore. Non sarebbe stato il viaggio sognato ma finalmente quel momento era arrivato.

Nelle Filippine, una volta finita la quarantena in hotel, il 1° giugno Betty e Francesco incontrano C. per la prima volta. L’emozione è tanta e condividono la gioia con E. in videochiamata. Devono resistere ancora cinque giorni e poi sarebbero tornati a Firenze per essere finalmente una nuova famiglia.

 

adozione internazionale
L’incontro in hotel

Purtroppo la sfortuna ci ha messo del suo e quello a cui nessuno voleva pensare è successo. Il 4 giugno, il giorno prima del rientro in Italia, C. è risultato positivo al tampone Covid.

Dopo un primo momento di incredulità, disperazione e smarrimento, i miei amici devono prendere atto della realtà: li attendono altri 15 giorni di quarantena nelle Filippine, chiusi in una stanza di albergo, separati tra loro (Betty nella camera da letto, Francesco e C. nel salottino) e con la mascherina fissa.

Betty non è vaccinata e deve evitare in ogni modo di contrarre il virus. Poiché ha passato i giorni precedenti a stretto contatto col bambino baciandolo e abbraciandolo, il rischio di ammalarsi di Covid è purtroppo molto alto.

Adesso la coppia sperano che il proprio Governo si prenda carico del loro caso e li aiuti a rientrare in Italia con una procedura di emergenza.

Perché Betty non è vaccinata?

Francesco sì è sottoposto al ciclo completo di vaccinazione a inizio anno, lavorando come tecnico nelle strutture ospedaliere, rientrava nella categoria di operatore sanitario.

Betty non è stata vaccinata perché al momento dell’organizzazione del viaggio, nell’aprile 2021, in Toscana non erano ancora aperte le prenotazioni per la sua fascia di età e non si sapeva quando sarebbe avvenuto. Non si parlava di open day vaccinali e prenotazioni last minute.

Betty e Francesco si attivano per contro proprio contattando il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, chiedendo se ci fosse la possibilità di accedere ad un vaccino, considerata la loro particolare situazione. Sì, hanno chiesto un’eccezione per il loro caso, un unico vaccino per un motivo molto importante! Tra l’altro, mi domando quante altre coppie adottive toscane erano in procinto di partire in quel momento. Credo che si possano contare su una mano.

Il Presidente Giani risponde il giorno stesso (è il 14 aprile 2021) informando Betty che avrebbe segnalato il suo caso all’Assessore alla Salute della Regione Toscana, Simone Bezzini. Passano i giorni, aumentano i solleciti, il 23 aprile Betty riesce a parlare al telefono con la segretaria dell’Assessore la quale le comunica che purtroppo non rientra nelle categorie che possono accedere ai vaccini, ovvero gli anziani, il personale sanitario e scolastico, le forze dell’ordine e gli avvocati (sì, la Regione Toscana a inizio della campagna vaccinale aveva deciso di inserire anche gli avvocati tra le prime categorie da vaccinare…).

Nulla di nuovo quindi… che Betty non rientrasse nelle suddette categorie era noto ed evidente, altrimenti non si sarebbe attivata per chiedere un’eccezione!

La campagna vaccinale della Toscana intanto va avanti e ogni settimana vengono aperte le prenotazioni per fasce di età via via più giovani. I nati dell’anno di nascita di Betty possono accedere sabato 15 maggio. Il volo è fissato per il 21. A meno di un miracolo – di trovare cioè una disponibilità entro pochi giorni – non sarebbe riuscita a vaccinarsi in tempo. Così è stato.

Nel frattempo la notizia di una coppia adottiva toscana bloccata in India perché la madre si era ammalata di covid si diffonde velocemente.

Betty riscrive alle autorità della Regione Toscana, portando il loro caso come esempio e chiedendo a maggior ragione un vaccino. Non riceve più risposta. Così partono senza che lei sia stata vaccinata.

Le Filippine come hanno gestito l’adozione internazionale?

Mentre scrivo, abbiamo saputo che C. non è stato sottoposto ad alcun tampone prima di lasciare il suo orfanotrofio di Bacolod, a 700 km da Manila, per prendere un volo interno e raggiungere la capitale. Sembra assurdo, impossibile, quasi criminale, ma è così.

Betty e Francesco scoprono che C. qualche giorno prima aveva avuto un po’ di tosse ma, soffrendo di asma, nessuno all’orfanotrofio si era posto il dubbio che potesse aver contratto il Covid. Del resto, i bambini nelle Filippine non possono uscire all’aperto, chi se lo sarebbe immaginato?

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C. in hotel a Manila

Certo è che il Governo e la Commissione per le Adozioni delle Filippine, fino a quel momento molto attenti al futuro dei bambini in adozione, non hanno pensato di rendere obbligatorio un tampone prima di affidarli alle famiglie adottive. Assurdo.

E adesso cosa succede?

I miei amici sono stati sfortunati, non c’è dubbio. Ma oltre alla sfortuna, imprevedibile, la Regione Toscana ci ha messo del suo. Essere entrambi vaccinati avrebbe permesso loro di passare la quarantena in modo diverso, con meno timori.

Se Betty si dovesse ammalare? Sfido chiunque a passare la malattia in una stanza di hotel o peggio in un ospedale all’estero, da sola.

Se ci volessero altre settimane prima di poter rientrare? Il loro figlio in Italia col nonno ottantenne per quanto deve continuare a stare senza genitori?

Il figlio biologico E.

Personalmente oltre al grande dispiacere e alla preoccupazione per i miei amici, provo una grande rabbia e ho tante domande nella testa.

Perché il presidente Giani non ha permesso a Betty di vaccinarsi? Perché l’interrogazione parlamentare del Senatore Vincenzo Maurizio Santangelo al Ministro Speranza sulla necessità di vaccinare le coppie adottive in procinto di partire non ha avuto seguito?

Davvero lo Stato Italiano non può fare nulla? Non c’è modo di far rientrare questa famiglia e farle passare la quarantena tra le mura di casa? Riusciamo ad organizzare un volo sanitario di emergenza? Perché questa famiglia è stata lasciata sola quando aveva chiesto un piccolo semplice aiuto: un vaccino?

È questo il sostegno alle famiglie che lo Stato italiano dice di attuare?

 

 

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